La crisi di Bosch, 13mila licenziamenti in arrivo

La crisi dell’auto ha colpito anche il comparto della componentistica. Ne è testimone Bosch, tra le aziende leader a livello mondiale, costretta a rivedere le proprie strategie con una riduzione dei costi pari a 2,5 miliardi di euro all’anno.

Riduzione che, comunica il Ceo Stefan Hartung, si otterrà attraverso un massiccio piano di licenziamenti che, nei prossimi 5 anni e fino al 2030, manderà a casa 13.000 dipendenti, tutti impiegati nella sezione automotive. Il piano di ridimensionamento è stato presentato internamente all’azienda e comunicato ai sindacati. Si attende la fine del 2025 per la conferma delle decisioni dei vertici Bosch, da discutere anche con i rappresentanti dei lavoratori.

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I tagli agli stabilimenti europei di Bosch

La domanda per i nostri prodotti si sta spostando in modo significativo verso regioni extraeuropee, dobbiamo orientarci in base alla produzione dei nostri mercati e dei nostri clienti” così Stefan Grosch, responsabile delle relazioni sindacali, ha spiegato che i licenziamenti si concentreranno sugli stabilimenti europei di Bosch.

A essere interessati saranno i dipendenti delle sedi tedesche. I licenziamenti interesseranno i lavoratori delle sedi di Feuerbach, Schwieberdingen e Waiblingen nell’area metropolitana di Stoccarda, Bühl nel Baden e Homburg nel Saarland. Al momento non è stato segnalata alcuna intenzione di taglio per le sedi Bosch in Italia, di cui i più importanti sono quelle a Modugno, in provincia di Bari, Nonantola (Modena), Milano e Torino.

Gli investimenti in EV e guida autonoma

I nuovi licenziamenti si inseriscono in una più ampia strategia di ristrutturazione, avviata dalla società già nel 2024, quando furono tagliati circa 11.500 posti. Bosch motiva la necessità dei tagli con la generale crisi del mercato automobilistico. Nello specifico, lamenta lo stallo nella crescita dell’elettrico e della guida autonoma, settori in cui la società ha investito diversi miliardi.

A pesare, inoltre, è la competitività dei player in arrivo dalla Cina, che grazie a prezzi aggressivi erodono le quote di mercato degli operatori europei. Infine, si fanno sentire le conseguenze delle tensioni commerciali derivate da quelle geopolitiche che interessano Europa e Stati Uniti.

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