Gli impatti del Covid-19 sul post-vendita: scenari della ripresa

Se in un primo momento officine e riparatori stavano attutendo il colpo, con il prolungamento del lockdown anche il post-vendita è nel vortice della crisi da Coronavirus.

Ma per comprendere meglio quali siano stati effettivamente gli impatti di questa emergenza sull’aftermarket, abbiamo intervistato Marc Aguettaz, Country Manager di GiPa Italia, che ha delineato con chiarezza l’attuale situazione del settore e anche gli scenari di una possibile ripresa per il 2020.

Lo scorso mese, proprio agli inizi dell’emergenza, avevamo chiesto a Luca Morini, Direttore Generale di GPS Motori, e a Fabrizio Guidi, Presidente di AsConAuto, di delineare gli impatti della pandemia sul settore dell’aftermarket: gli ingressi in officina erano diminuiti, certamente, ma molte aziende stavano approfittando del periodo di fermo straordinario per eseguire sul proprio parco gli interventi di manutenzione, che in un altro momento sarebbero stati rimandati.

È anche vero che questo tipo di interventi non sarebbe stato sufficiente per sostenere il settore e quindi a un mese di distanza, con il lockdown ancora in atto, cerchiamo di capire quali sono gli effetti per il post-vendita e quali gli scenari che si prospettano nel 2020.

POST-VENDITA VS CORONAVIRUS: COSA SUCCEDERÀ DOPO?

GiPa, il centro studi internazionale per l’aftermarket, ha condotto un’indagine sul sentiment degli automobilisti italiani, giungendo alla drammatica conclusione che a seguito della crisi da Covid-19 per l’intero settore si prospetta un triennio di cali del parco circolante.

Il 2020 doveva essere l’anno della svolta, l’inizio di un nuovo decennio e la partenza dell’elettrificazione, ma la forte battuta d’arresto della nostra economia, e non solo, ha imposto una revisione di tutte le ipotesi per la chiusura dell’anno.

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scenari post-vendita dopo il covid-19

E se le previsioni per le immatricolazioni auto non si spingono oltre il 1.300.000 veicoli nel 2020, anche l’aftermarket paga pegno: Marc Aguettaz,, evidenzia gli scenari possibili per il post-vendita.

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LA RIPRESA DEL POST-VENDITA DOPO IL COVID-19

“A marzo il consuntivo ha determinato un calo del fatturato pari al 60%, il restante 40% è stato ottenuto grazie all’andamento straordinario dei primi giorni del mese”, spiega Marc Aguettaz. “Ad aprile, invece, la proiezione potrebbe arrivare a un -80%, considerando il prolungamento del lockdown fino alla fine del mese”.

Questo perché, anche con le officine aperte e operative, quello che verrebbe a mancare sarebbero proprio i clienti, impossibilitati nei loro spostamenti come da DPCM. Proprio di fronte a questa ipotesi che GiPa ha definito i due scenari possibili per la chiusura dell’anno dei riparatori.

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Un primo scenario, quindi, prevede che dopo la riapertura, il fatturato 2020 registri un calo del 18%, contro il -19% ipotizzato all’inizio della quarantena.
Secondo questa ipotesi la ripresa non sarà immediata, anzi, si potrà pensare di tornare a lavorare a pieno regime solo dopo settembre, con un leggero miglioramento già a partire da agosto, mese in cui le officine, per rientrare dei giorni persi, potrebbero decidere di rimanere aperte.

cosa succederà al post-vendita dopo il Covid-19

Nella seconda ipotesi, invece, vediamo definirsi uno scenario più positivo, con la chiusura del 2020 a -10%.
Secondo questa analisi le persone sarebbero più incentivate ad usare il mezzo di proprietà, sia per gli spostamenti quotidiani, sia per le vacanze da trascorrere in Italia (in prospettiva di nuovi limiti per i viaggi all’estero). Un utilizzo delle vetture più diffuso richiede di conseguenza una maggiore manutenzione, ma anche in ottica di una ripartenza, i veicoli rimasti fermi durante il lockdown, potrebbero necessitare di qualche controllo in più.

“C’è anche un terzo scenario, in cui malauguratamente una nuova ondata di contagi nella stagione autunno-inverno, determinerebbe l’ennesima stangata al settore già in difficoltà”, prosegue Aguettaz, “Certamente questa ipotesi non ci dà la certezza di nessuna previsione: -25% o -30%, non possiamo saperlo”.

LE INCOGNITE

Tra tutti, due fattori potrebbero fare la differenza nella realizzazione di uno scenario sull’altro. Se infatti nell’ipotesi più positiva del calo al 10% si è tenuto in considerazione un utilizzo più diffuso dell’auto privata per la mobilità quotidiana (a causa della reticenza nell’usare mezzi pubblici o car sharing), l’incentivo allo smart working – per quei settori in cui è possibile – spingerebbe le persone a utilizzare in misura ridotta le vetture.

Un altro fattore da considerare è l’ipotesi di una scarsa disponibilità dei ricambi: “Con la produzione di vetture e gli impianti di componentistica fermi, nel momento in cui le fabbriche riapriranno ci vorrà del tempo prima che la disponibilità di questi prodotti ritorni alla normalità”, conclude Aguettaz.

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