Addio a Sergio Marchionne, il manager che ha cambiato la Fiat

Marchionne Carabinieri

L’epilogo, ormai, era tristemente prevedibile da giorni. Sergio Marchionne è morto: l’ex amministratore delegato di FCA si è spento oggi nella clinica di Zurigo dove era ricoverato da fine giugno.

Sergio Marchionne Gruppo FCA

Un’uscita di scena repentina, quella del manager italo-canadese, che il 26 giugno, solo pochi giorni prima dell’inizio della degenza in Svizzera, era apparso pubblicamente per l’ultima volta, ad una consegna di una Jeep in livrea all’Arma dei Carabinieri.

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LA FINE DELL’ERA MARCHIONNE

Poi, soltanto rumors nell’ambiente degli addetti ai lavori: su un non ben precisato intervento alla spalla e su un ritorno in FCA che lui aveva già pianificato ma che, giorno dopo giorno, è diventato sempre più lontano. Fino al 21 luglio, quando queste voci sono diventate ufficialità in tutto il mondo.

Il Lingotto convoca d’urgenza, di sabato mattina, un cda per definire la sostituzione: Mike Manley, suo “delfino”, diventa il nuovo numero uno di Fiat Chrysler Automobiles, mentre John Elkann scrive ai dipendenti che Marchionne non tornerà più alla guida dell’azienda. Le sue condizioni sono definite subito “gravissime” e “irreversibili”. Lì è stato chiaro che Marchionne non sarebbe più rientrato in scena. La fine di un’era, che ha profondamente segnato anche il lavoro dei concessionari FCA.

Marchionne Carabinieri

14 ANNI SULLA CRESTA DELL’ONDA

E’ il 2004, quando Marchionne, un po’ a sorpresa per alcuni, diventa CEO dell’allora Fiat. Una scelta della stessa famiglia Agnelli: non a caso, Umberto Agnelli era stato il primo a credere in lui, tanto da portarlo, un paio d’anni prima, nel cda dell’azienda.

La società del Lingotto è sull’orlo del fallimento, in procinto di finire nelle mani delle Banche. Cosa che non avviene, perché Marchionne dà subito inizio a un deciso cambio di rotta. La seconda parte del decennio 2000-2010 diventa sinonimo di una netta ripresa per il Costruttore nazionale: grazie ai risultati ottenuti in Europa e, in particolare, in Brasile, la redditività e il bilancio fanno segnare subito un netto miglioramento.

Fiat si salva e comincia un nuovo ciclo. Ma, prima di descrivere nel dettaglio la storia tra il Costruttore nazionale e il suo manager per eccellenza, vediamo chi era Sergio Marchionne.

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LA CARRIERA DI SERGIO MARCHIONNE

Originario di Chieti, classe 1952, Sergio Marchionne è figlio di un maresciallo dei Carabinieri che, una volta in pensione, si trasferisce con la famiglia in Canada. Oltreoceano, Marchionne prende tre lauree (in Filosofia, Economia e Giurisprudenza) e, alla fine degli anni Ottanta, diventa dottore commercialista ed esercita la professione di avvocato nella regione dell’Ontario.

La prima svolta nella sua carriera avviene nel 2002, quando passa alla guida dell’azienda ginevrina SGS, colosso dei sistemi di certificazione, che vede tra gli azionisti anche la famiglia Agnelli. Umberto Agnelli ne intuisce subito le qualità manageriali e lo porta nel cda del Lingotto.

LA SVOLTA DI FCA

Torniamo, quindi, a quel giorno di fine maggio 2004, quando Marchionne si presenta alla stampa al fianco dell’allora presidente del gruppo Fiat, Luca Cordero di Montezemolo, e del vicepresidente John Elkann.

Marchionne Montezemolo Elkann

La ripresa dei primi anni di Marchionne viene accompagnata dall’acquisizione della Chrysler: il 20 gennaio 2009, Fiat annuncia un accordo con l’amministrazione Obama per entrare nel capitale della Casa americana con il 20% delle quote. Chrysler, piano piano, si riprende e nel 2014 nasce ufficialmente FCA, che acquista così, tra i suoi brand, anche la gloriosa Jeep.

Intanto, in Italia, Marchionne aveva cambiato radicalmente faccia alle relazioni industriali: nel 2010, Fiat dà disdetta al contratto nazionale, quindi esce da Confindustria e chiede una serie di concessioni sindacali in cambio dell’investimento nella produzione della nuova Panda a Pomigliano. Inizia così il noto contenzioso con la Fiom, contraria alla strategia del Lingotto, un contenzioso che si è trascinato fino ad oggi.

Nel 2014, Marchionne assume anche la guida della Ferrari, ereditandola da Montezemolo. Il Cavallino viene quotato negli Stati Uniti e avvia una serie di progetti innovativi, tra cui gli ultimi dichiarati dal manager, che parlavano della sfida di costruire una Ferrari elettrica. Progetti che ora i suoi successori dovranno prendere in mano. La scelta di Mike Manley alla guida di FCA e di Louis Camilleri in Ferrari sembrano essere state compiute proprio nel segno della continuità.

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