Federauto lancia l’allarme: “Fino a 70mila posti di lavoro a rischio”

Una situazione difficile, tra transizione energetica, contratti di agenzia e inflazione. Così il mondo dei concessionari vede il pericolo concreto di un’ulteriore contrazione delle reti distributive nel prossimo futuro (dopo quella avvenuta negli ultimi anni). “A rischio ci sono 60/70.000 posti di lavoro” ha affermato Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto, durante la conferenza stampa di fine anno della Federazione.

Il mercato è in crisi, ma aldilà della situazione contingente (crisi dei chip e mancanza di prodotto) l’aspetto preoccupante è la transizione energetica che, con lo stato dei fatti attuale, sarà lentissima. “Il problema sono le auto vecchie” ha aggiunto De Stefani.

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FEDERAUTO: IL PUNTO SUL MERCATO A FINE 2021

UNA TRANSIZIONE ENERGETICA TROPPO LENTA

“Dati alla mano, negli ultimi 20 mesi le emissioni di CO2 medie delle auto nuove sono calate da 135,8 g/km a 114,9 g/km. Ciò significa che la transizione energetica è partita, ma, dall’altra parte, esistono problemi oggettivi, primo fra tutti le auto vecchie ha spiegato il presidente di Federauto.

Le statistiche mostrate da De Stefani Cosentino testimoniano a chiare lettere che attualmente il parco circolante italiano (11,8 anni di media, tra i più anziani d’Europa) è costituito per il 27% da vetture ante Euro 4 e per oltre il 50% da vetture ante Euro 5. Con il ritmo attuale “per sostituirlo tutto, servirebbero 26 anni”.

mercato auto ottobre 2020

La bacchetta magica non esiste, anche e soprattutto perchè nel nostro Paese c’è un problema di infrastrutture. “Se si analizza il numero dei punti di ricarica per 100 km, l’Italia è al 13simo posto in Europa, con 4,6 punti contro i 5,9 della media continentale” ha sottolineato De Stefani. In questo modo, la diffusione dell’auto con la spina non potrà che essere lenta.

L’AUMENTO DEI PREZZI

C’è poi un altro fattore da considerare. “Con la transizione energetica ci sarà un aumento dei prezzi e questo aspetto comporta inevitabilmente il coinvolgimento del consumatore” ha spiegato il presidente di Federauto. Numeri alla mano, già nel 2020 il prezzo medio di un’auto elettrica era superiore di oltre 6.000 euro rispetto a quello di un’auto diesel.

“Aldilà dell’inflazione delle materie prime, l’incremento dei prezzi è determinato dall’effetto di una tecnologia che comporta maggiori costi“. L’Unione Europea, in definitiva, ha puntato tutto sull’elettrico, pensando, ha aggiunto De Stefani, “che la panacea di tutti i mali sia rappresentata dal ‘buttare via’ le auto termiche, in realtà l’impatto ambientale potrebbe essere efficacemente ridotto anche con altre soluzioni, come i combustibili liquidi (bio-carburanti o carburanti sintetici)“.

LA CONCORRENZA E I CONTRATTI DI AGENZIA

C’è poi il tema, aperto, della trasformazione delle concessionarie in agenzie, che molti marchi si apprestano a promuovere, forti del nuovo regolamento europeo sulla distribuzione (che sta per entrare in vigore). “Le Case auto hanno necessità di ridurre i costi della distribuzione e pensano di entrare direttamente nel mercato B2C, rivolgendosi al cliente finale attraverso la vendita on-line. I trend in atto sono due: ridurre gli showroom ed eliminare la concorrenza intrabrand attraverso il meccanismo dell’agenzia”.

Il risultato? Secondo Federauto, ci sarà “una crescente concentrazione della domanda nelle mani di un oligopolio di Costruttori e, per i consumatori, la tendenza alla rigidità dei prezzi e, quindi, al loro aumento, con una contemporanea riduzione del livello di servizio“, visto che i punti vendita saranno meno.

La rarefazione delle reti distributive, inoltre, comporta naturalmente un grave problema occupazionale. “Ad oggi Federauto stima che l’impatto possa riguardare 60-70.000 posti di lavoro“.

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LE RICHIESTE DI FEDERAUTO AL GOVERNO

In presenza di questa situazione complessa, Federauto chiede:

  • Una seria pianificazione degli incentivi, coerente con gli obiettivi della transizione energetica e con lo svecchiamento del parco circolante,
  • Un piano infrastrutturale in linea con la necessaria copertura territoriale e con la necessità di aumento delle potenze,
  • Il supporto ad un rapido sviluppo dei carburanti a basse emissioni (Low Carbon Liquid Fuels),
  • Un impianto normativo che riequilibri la posizione dominante delle Case auto nei confronti del sistema distributivo, a beneficio del consumatore finale,
  • Un regime fiscale in linea con quello dei principali Paesi europei.

“Cosa possiamo fare noi concessionari? – ha concluso il presidente Adolfo De Stefani Cosentino – Offrire il nostro supporto nell’accompagnare la transizione energetica, adeguare le nostre strutture alle esigenze della mobilità elettrica, sia in termini di ricarica (già oggi abbiamo installato migliaia di colonnine di ricarica presso le nostre sedi) sia per la manutenzione e, non ultimo, partecipare a un tavolo tecnico con il Governo e l’Autorità Garante della Concorrenza per individuare le soluzioni normative volte a sostenere la transizione e a riequilibrare il rapporto di forze tra Case e distribuzione”.

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