Da concessionari ad agenti? Il punto con Federauto: “Una prospettiva che ci snatura”

Adolfo De Stefani Cosentino Federauto

Una prospettiva che snatura l’essenza stessa del concessionario. “Nell’ambito del Regolamento Europeo degli accordi verticali relativi alla distribuzione esiste già la possibilità di passare al modello di agenzia” commenta Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto. Ora, però, la possibilità sta diventando un’ottica concreta per molti Costruttori.

Il contratto di agenzia (che va inevitabilmente a modificare elementi radicati per i dealer quali investimenti, margini e grado di rischio) sta diventando un tema caldo per il prossimo futuro, come testimonia il caso di Stellantis, per effetto delle nuove regole europee a tutela della concorrenza (nuova BER). Così, però, il mondo della distribuzione come lo abbiamo sempre inteso finora, rischia di essere stravolto. “L’agente agisce in nome e per conto di terzi e, quindi, per i concessionari lo scenario che si apre è quello di svestire i panni di dealer per diventare di fatto dipendenti chiarisce De Stefani.

Approfondisci: quali sono le differenze tra concessionario e agente? 

COSA CAMBIA CON IL CONTRATTO DI AGENZIA? IL PUNTO CON FEDERAUTO

Le differenze sono svariate. La prima, spiega il presidente di Federauto, “è che l’agente non compra più le auto e, quindi, di fatto, con questo contratto, sparisce lo stock del nuovo. Lo scopo delle Case costruttrici che vogliono applicare il contratto di agenzia è quello di vendere le vetture a prezzo fisso, ma è già stato dimostrato concretamente che nei mercati in cui questo modello è già attuato si verificano perdite di quote di mercato“.

Per citare uno dei tanti cambiamenti radicali, continua De Stefani, “l’agente non può più offrire un prodotto o un servizio ancillare al di fuori di quelli proposti dalla Casa”. Federauto sta cercando di “fare cultura” sul tema: “Abbiamo incaricato una società specializzata nelle ricerche di mercato di individuare un campione rappresentativo di dealer del nord, del centro e del sud e di effettuare un’indagine sull’argomento, i cui risultati verranno resi noti il prossimo 12 novembre in occasione di un convegno organizzato per dare conoscenza sulle novità del Regolamento”.

LA POSIZIONE DI FEDERAUTO

L’impegno di Federauto su questo punto cruciale e delicato è cominciato da tempo e proseguito nel corso dell’estate scorsa. “Abbiamo ricevuto la prima bozza del Regolamento a luglio e a settembre, come era previsto, abbiamo inviato le nostre osservazioni alla Commissione Europea, per mettere in evidenza tutti gli aspetti che potrebbero portare danno al consumatore e al mondo della distribuzione”.

La scadenza fissata è quella del 2023. “Vogliamo far sentire la nostra voce all’antitrust, ma anche alle Case” spiega De Stefani Cosentino, per evitare che i concessionari entrino in un vicolo cieco. “Alcuni Costruttori hanno già dichiarato l’intenzione di attuare il modello di agenzia solo per le auto elettriche o elettrificate, altri solo per alcuni brand, altri ancora solo per alcuni Paesi. Tutto ciò, naturalmente, crea confusione. Concessionario e agente, ricordiamolo, sono figure giuridicamente molto differenti”. E, quindi, il rischio è quello di creare due pesi e due misure all’interno dello stesso showroom.

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LA FOTOGRAFIA DEL MERCATO DELL’AUTO

In attesa di sviluppi futuri, il presente dei concessionari è rappresentato dal calo consistente del mercato (-35,7% a ottobre). “Un calo dovuto principalmente, come sappiamo, alla crisi dei microchip commenta De Stefani Cosentino. Congiuntura alla quale si aggiungono anche altri aspetti come il rialzo dei prezzi medi delle vetture, gli incentivi a singhiozzo e la fiscalità.

“La crescita del costo medio delle auto inciderà inevitabilmente sul mercato” spiega il presidente di Federauto, con un ulteriore effetto negativo sul settore e sul rinnovo del parco circolante. Per quanto riguarda invece la fiscalità dell’auto, conclude De Stefani Cosentino, “il Governo ha certamente delle priorità in questo momento su Irpef e Irap, quindi con ogni probabilità la revisione della fiscalità dell’auto aziendale non verrà presa in considerazione nella prossima Legge di Bilancio. In prospettiva, il nostro obiettivo è che  le auto aziendali, quantomeno, possano ricevere lo stesso trattamento vigente nel resto d’Europa. Un fatto, però, è certo: l’auto, in Italia, rimane per l’Erario una gran bella mucca da mungere”.

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