Manovra 2020: come cambierà la tassazione sulle auto aziendali?

auto usate: la crescita del settore

Un sospiro di sollievo per il mercato automotive. Il Governo ha fatto dietrofront sulla tassazione delle auto aziendali, dopo che la bozza della Legge di Bilancio 2020 aveva proposto di inasprire ulteriormente un carico fiscale già penalizzante. L’annuncio ufficiale è arrivato dallo stresso premier Giuseppe Conte: la tassa inizialmente prevista “è stata azzerata”. Ma a partire da luglio 2020, comunque, la normativa cambierà.

fiscalità auto aziendali

Cosa vuol dire azzerata? Significa che ci sarà una riduzione dell’imponibile fiscale sulle auto meno inquinanti e, allo stesso tempo, un inasprimento (in forma molto più leggera rispetto a quanto ipotizzato inizialmente) su quelle più inquinanti.

Bene così? Rispetto a quanto paventato un mese fa sicuramente sì, ma non dimentichiamo un dato di fatto: l’auto aziendale viene considerata da tempo come un settore da spremere. Senza pensare che, al contrario, si tratta di un pilastro per il business dei concessionari, per il mondo delle quattro ruote e per l’economia in generale. La speranza è che, da adesso, il trend possa essere invertito.

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AUTO AZIENDALI: COSA PREVEDE LA MANOVRA 2020

La Manovra 2020 prevede, con l’ultimo emendamento presentato il 4 dicembre scorso (che dovrebbe essere quello definitivo), che da luglio del prossimo anno entrino in vigore diverse fasce di tassazione per le auto aziendali in fringe benefit (scopri qui cos’è e come si calcola), in base alle emissioni.

  • per le auto con emissioni di CO2 non superiori a 60 g/km: 25% di imponibile (contro il 30% attuale)
  • per le auto con emissioni di CO2 comprese tra 60 e 160 g/km: 30% di imponibile
  • per le auto con emissioni di CO2 comprese tra 160 e 190 g/km: 40% di imponibile per il 2020 e 50% dal 2021
  • per le auto con emissioni di CO2  superiori a 190 g/km: 50% di imponibile per il 2020 e 60% dal 2021.

 

La norma si applicherà solo ai veicoli di nuova immatricolazione, come avevamo già ipotizzato nelle scorse settimane.

QUALI AVREBBERO POTUTO ESSERE GLI EFFETTI?

Nei giorni scorsi Aniasa, l’associazione rappresentativa del mondo del noleggio auto, era stata chiara: considerando che le auto aziendali pesano per il 40% sul totale delle immatricolazioni, un inasprimento della tassazione (specie nei termini in cui era stato ipotizzato) avrebbe imposto al comparto un brusco stop, che si sarebbe di conseguenza riflettuto sul mercato dell’auto e, quindi, anche sul rinnovo del parco circolante e sull’attività dei dealer.

mercato dell'auto 2019: i trend

Dall’altra parte ci sarebbero stati anche meno introiti per lo Stato, perché i Fleet Manager delle aziende avevano già dichiarato l’intenzione di molti dipendenti, se la bozza della Legge di Bilancio fosse stata confermata, di restituire l’auto aziendale e ricorrere ad altre soluzioni, come i rimborsi chilometrici.

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LA POSIZIONE DI FEDERAUTO

Anche Federauto, nelle scorse settimane, in un comunicato congiunto firmato anche dalle altre associazioni di settore, aveva espresso assoluta contrarietà all’inasprimento della tassazione sulle auto aziendali.

“Si colpisce la retribuzione salariale del personale, si aumenta l’imponibile contributivo e l’onere per il TFR a carico delle aziende, si colpisce il rinnovo del parco circolante – sottolinea la nota – Un salto indietro di decenni che ci allontana ulteriormente dagli standard europei, con un’auto aziendale già penalizzata in termini di detraibilità e di deducibilità”.

Tutto questo, per fortuna, è stato scongiurato dalle ultime decisioni del Governo.

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