Senza motori termici a rischio 26.000 posti di lavoro

Entro il 2035 l’Italia abbandonerà i motori termici. Le Case non potranno più produrre nuove auto a benzina o diesel, i concessionari non ne avranno più da vendere. Così ha deciso il Comitato interministeriale nazionale, così chiede l’Europa nel Fit for 55, il piano per dimezzare le emissioni dell’Unione.

Stando così le cose, il Ministero dello Sviluppo Economico si chiede cosa succederà alle imprese della filiera diesel-benzina, e il ministro Giorgetti propone fondi da stanziare a favore dei lavoratori e dei concessionari, da inserire nel prossimo decreto sostegni.

26.000 POSTI DI LAVORO A RISCHIO

In vista dell’annunciata transizione energetica, i tecnici del Mise, con il supporto delle associazioni di categoria, hanno svolto un’analisi al fine di individuare le aziende della componentistica che potrebbero risentirne. Sono 101 le imprese a rischio, con 26.000 dipendenti, pari al 17% dei dipendenti del mercato nazionale.

A comportare il rischio della perdita di posti di lavoro è il taglio dei componenti automobilistici che, con il passaggio alle sole vetture elettrificate, potrebbe ridursi dell’85%, passando da 1.400 a 200, in particolare nel comparto specializzato sulla combustione interna.

La proposta del ministro Giorgetti

Per ovviare al problema si sta muovendo il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, che pensa a un aiuto per la filiera automotive – non considerata nella legge di Bilancio 2022 -, con un fondo da 400 milioni a sostegno delle imprese, cui si aggiungeranno 50 milioni per i concessionari auto.

ministro-Giorgetti

Sul fronte della ricerca e innovazione, invece, il ministro pensa a un progetto di interesse comune focalizzato sull’idrogeno per il trasporto pesante su gomma o, in alternativa, sulla componentistica di elettronica avanzata.

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