Quale sarà l’evoluzione dei concessionari auto in Italia?

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Segnali finalmente positivi per i concessionari auto in Italia. Dopo parecchi anni in calo, infatti, il numero dei punti vendita sul territorio nazionale sta tornando leggermente a salire. Merito, certo, di un mercato che nel 2017 è tornato vicino ai livelli pre-crisi, ma anche dell’evoluzione degli stessi dealer, che rispetto al passato stanno ampliando il proprio bacino di attività.

concessionari auto italiani

Nonostante ciò, ci sono alcune aree di business che possono essere migliorate ulteriormente, soprattutto guardando quello che succede al di fuori dei confini nazionali: prima di tutto, le auto usate e il post-vendita. Che rappresentano le principali sfide dei concessionari auto per i prossimi anni.

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UN MERCATO CHE CRESCE

Dati alla mano, nel 2017 il mercato dell’auto italiano è stato il primo tra i “major markets” europei in termini di sviluppo: rispetto all’anno precedente (2016), infatti, è cresciuto del +7,9%, mentre in Spagna l’incremento è stato del +7,7%, in Francia del +4,7% e in Germania (principale mercato del Continente) del +2,7%. Unico mercato in calo è stato quello dell’UK, che ha totalizzato un poco confortante -5,7%.

In totale, siamo arrivati a sfiorare 2 milioni di unità. Un contesto che ha consentito ai concessionari italiani di tornare a respirare dopo un lungo periodo di buio, che ha visto l’uscita dal business di diversi operatori.

CONCESSIONARI AUTO: IN ITALIA CRESCONO I PUNTI VENDITA

Se in Germania (-2,2%) e in Gran Bretagna (-1,4%) il numero dei punti vendita rispetto al 2016 è calato, in Spagna (+1,7%) e Francia (+5,4%) il trend è stato positivo. In Italia, invece, cosa è accaduto? Gli ultimi dati, resi noti settimana scorsa durante Quintegia Partner Meeting, testimoniano che dopo sette anni consecutivi di calo (-27% dal 2010 al 2015 e un ulteriore -2% dal 2015 al 2017), nell’ultimo anno i punti vendita sono cresciuti dell’+1%. Un miglioramento leggero, ma molto significativo.

Anche il numero degli imprenditori, nonostante un piccolo delta negativo (-3%), nel 2017 è rimasto sostanzialmente stabile. Segno di una rinnovata fiducia nei confronti del business.

concessionari auto

MONOMARCA E MULTIMARCA

La mappa dei concessionari auto italiani vede ancora al primo posto i cosiddetti imprenditori esclusivi, ovvero mandatari di un solo brand, che rappresentano il 47% degli operatori. Cresce però considerevolmente il numero di imprenditori con più di un brand: in particolare il 24% ha due brand e la stessa percentuale più di due.

Salgono anche le vendite medie per punto vendita, che nel 2017 raggiungono le 548 unità per quanto riguarda i concessionari di marchi generalisti e le 452 unità per i concessionari di brand premium.

LA MAPPA GEOGRAFICA DEI CONCESSIONARI AUTO: VINCE IL NORD

La distribuzione territoriale, invece, non è omogenea: guardando la mappa geografica dei punti vendita, balza subito agli occhi che il 55% di questi ultimi è dislocato al nord, il 25% al centro e solo il 20% al sud e nelle isole.

La differenza è ancora più marcata quando si parla di grandi dealer: l’83% dei Top50 (ovvero i primi 50 concessionari del Paese in termini di dimensioni) ha sede al nord, il 14% al centro, mentre solo il 3% al sud e nelle isole.

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Post vendita concessionari auto

FUTURO: LA SFIDA DEL POST-VENDITA

Cosa succederà in futuro? Secondo Quintegia, da qui al 2025 si assisterà ad una crescita ulteriore dei top dealer, con una conseguente diminuzione fisiologica del numero dei punti vendita (dovuta alle acquisizioni e all’apertura di sedi più grandi, ndr.): le stime parlano di un -7%.

La principale sfida, guardando al domani, è quella di implementare il business del post-vendita, abbinandolo all’attività su internet. Quello italiano, infatti, è un mercato ancora troppo legato alla vendita del nuovo. Basti pensare che in Germania, top market europeo, il 32% del business dei concessionari è rappresentato dalle auto nuove, il 20% dall’usato e il 48% dall’aftersales, mentre in Italia il 56% del profitto proviene dal nuovo, il 15% dall’usato e solo il 29% dal post-vendita. Numeri che, da soli, fanno capire che, in questo ambito, serve davvero un’inversione di tendenza.

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