Fiscalità e concessionari: un quadro a tinte fosche

Giacomo Jannotta, fiscalista

Nonostante la recente istituzione della Consulta dell’automotive, nulla è cambiato sul fronte fiscale dell’auto. La situazione continua ad essere complessa e a risentirne sono soprattutto i concessionari. Pesano come macigni le imposte introdotte negli ultimi anni, come il superbollo e l’IPT, insieme all’accise sui carburanti in costante aumento e alla stretta sulla deducibilità delle vetture aziendali, scesa dal 40% al 20%. Il risultato di questi provvedimenti lo riassume Giacomo Jannotta, fiscalista e consulente del settore automotive da ben 25 anni: “Nel 2013, per effetto della riduzione dei consumi di carburante, nelle casse dello Stato è venuto meno circa un miliardo e 80 milioni di gettito”. E il futuro non si preannuncia diverso.

Jannotta, tra i più apprezzati speaker dell’Anticrisi Day, accoglie come un segnale positivo la costituzione della Consulta automotive, che coinvolge anche i dealer. Ma questo non gli impedisce di individuare il vero problema: “Purtroppo in Italia l’automobile viene da tempo considerata come la fonte primaria del potere economico dell’individuo. Quindi, nel momento in cui si deve perseguire l’evasione fiscale, il primo fattore a cui si pensa è la vettura, anche perché è l’unico bene totalmente e immediatamente censibile attraverso il PRA”.

Una delle voci più tartassate dalle politiche fiscali italiane è senza dubbi l’auto aziendale. Il fiscalista mette a nudo un’altra triste realtà: nel nostro Paese il gettito proveniente dall’auto è superiore rispetto a quello di altri Paesi europei come Francia, Germania e Inghilterra. Ma, allo stesso tempo, in questi ultimi l’auto aziendale pesa molto di più sul totale del venduto rispetto al Belpaese. E un quadro fiscale così penalizzante impatta violentemente sul business dei concessionari. “Sono piuttosto pessimista sull’attuale situazione – conclude Jannotta – perché il gettito proveniente dall’auto continua a rappresentare una quota elevata del gettito complessivo. Anche se la recente disponibilità e apertura nei confronti del mondo dell’auto deve essere accolta come un segnale positivo”.

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