ADR 2020: come si calcola il valore di una Concessionaria?

La decima edizione di Automotive Dealer Report 2020, l’evento organizzato da Anticrisi Day, la community liquida della distribuzione automobilistica fondata e animata da Umberto Seletto, insieme a Italia Bilanci, doveva andare il scena il 23 marzo a Firenze, nella sede del Gruppo Brandini spa.

A causa delle normative stringenti per il contenimento del Coronavirus, l’evento è stato rinviato, nella speranza di poter organizzare un incontro sulla nuova mobilità, non appena l’emergenza sarà rientrata; ad ogni modo l’analisi di Italia Bilanci è stata comunque pubblicata in formato elettronico, ed è consultabile a questo link.

ADR nasce dalla volontà di fornire elementi di analisi e supporto all’imprenditorialità nel settore della distribuzione auto. “Gestire un’impresa implica la conoscenza delle dinamiche economiche e finanziarie”, dichiara Adolfo De Stefani Cosentino, Presidente di Federauto, nella sua introduzione di ADR 2020.

Le analisi, sempre puntali pubblicate sul Report, in questa edizione si sono focalizzate sul decennio appena trascorso e sugli obiettivi che tutto il settore si era prefisso di raggiungere, ancor prima dell’emergenza attualmente in atto.

Leggi anche: l’impatto del Coronavirus sul mercato dell’auto in Italia

Vedremo, attraverso l’analisi di Fausto Antinucci, fondatore di Italia Bilanci, come si può valutare una concessionaria e quali fattori devono essere presi in considerazione per stimarne il valore di mercato.

IL VALORE DI UN’IMPRESA CONCESSIONARIA AUTO

A priori stabilire il valore di un’impresa è una pratica molto complessa, che richiede l’impiego di diverse variabili spesso intangibili e quindi non sempre calcolabili secondo regole matematiche.

“Per le società quotate in borsa”, spiega Antinucci, “l’esercizio è meno articolato, poiché il valore è determinato dal mercato attraverso il prezzo di borsa”. Ma come raggiungere una valutazione per le imprese concessionarie?

La determinazione del valore, in questi casi, dipende da una moltitudine di fattori, quali:

  • l’elemento personale
  • il grado di dipendenza da uno o più brand
  • la capacità di generare reddito

Leggi anche: megadealer, un trend in crescita

METODI DI VALUTAZIONE DI UN’AZIENDA

Il criterio di valutazione di un’azienda segue due metodi: diretto e indiretto.

Nel primo caso si fa riferimento ai prezzi espressi dal mercato (ovvero quotazioni in borsa), al rapporto tra grandezza economica e patrimoniale e alle valutazioni sulle transizioni effettuate in passato.

Il metodo indiretto entra in gioco qualora i dati di mercato sia insufficienti o del tutto assenti per la valutazione dell’impresa, quindi, si imposterà “il processo di stima del valore d’azienda sulla base della storia recente dell’impresa e su ipotesi evolutive di grandezza quali: reddito, flussi finanziari o patrimoniali”, spiega Antinucci.

ANALISI DELLE VARIABILI

Il metodo patrimoniale, come quello finanziario riportano a un’analisi quantitativa dell’azienda, prendendo in considerazione – nel caso patrimoniale – tutti i beni e valori che compongono il patrimonio aziendale, e – nel caso finanziario – i flussi generati all’attività operativa, quelli legati alle variazioni di capitale circolante netto e di attività strumentali.

Il valore di una concessionaria tiene conto di variabili qualitative e quantitative

Queste considerazioni però, spiega Antinucci, “confermano che l’elemento matematico nella valutazione di un’azienda, seppur indispensabile, spesso richiede ulteriori approfondimenti per poter essere rivisto e modellato in funzione di fattori che la sola rappresentazione di un conto economico, di uno stato patrimoniale e di un cash flow non racconta”.

Nel calcolo del valore di un’azienda concessionaria auto si dovranno tenere conto di altre variabili che incidono notevolmente, quali:

  • la stabilità delle performance nel tempo, che dimostra la capacità di adattamento dell’impresa si cicli di mercato
  • l’elevata incidenza del post-vendita, a dimostrazione di una maggiore prevedibilità dei risultati e programmazione delle attività
  • il livello di concorrenza tra i brand sul territorio, una concorrenza eccessiva sul lungo periodo potrebbe alterare l’equilibrio tra volumi e margini
  • una buona struttura digital e di gestione del cliente
  • un brand portfolio equilibrato, ovvero un’offerta che si completi di marchi premium e marchi generalisti
  • una ripartizione del business multicanale e quindi con una presenza qualificata anche nel settore del noleggio

Leggi anche: concessionari e noleggio, a che punto siamo?

Partecipa alla discussione

Leggi anche